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Raccont-abilità (a proposito di Paul Auster)

Non so se “tellability” sia la parola che sto cercando (in inglese) per descrivere la maggiore qualità di Paul Auster. La raccont-abilità: l’arte di far scorrere le pagine in base alla densità, alla piacevolezza, alla semplicità e alla robustezza del racconto. Tellability significa più la capacità di rendere “racconto” quello che era solo un “discorso”. Non attiene alla qualità, quanto ad una capacità tecnica, ad una sensibilità che precede il risultato finale: “è la rottura di uno sviluppo canonico che tende a trasformare un semplice incidente in un evento raccontabile ” (cito dalla pagina raggiungibile dal link qui sopra, a cura dell’Interdisciplinary Center for Narratology dell’Università di Amburgo).

Certo Paul Auster è maestro nel trasformare un “semplice incidente in un evento raccontabile”. Ma questo approccio è riduttivo. Quello che a me sorprende ogni volta (quasi) è come questa metamorfosi avviene. Gli si può imputare probabilmente una buona dose di furbizia tecnica, di mancanza di complessità/profondità dei personaggi e delle vicende. Ma la capacità di tenere il lettore incollato alla pagina, senza fare capriole, né salti mortali sintattici o linguistici o stilistici, ma solo con un racconto, piano, lieve è fuori discussione.

In “Notizie dall’interno“, memoir del 2013, scritto in seconda persona, come fosse un colloquio intimo con il se stesso bambino e poi ragazzo/scrittore in formazione, Auster spende più di 50 pagine (quasi metà della prima parte, quella dedicata agli anni dell’infanzia) semplicemente per raccontare due film, non esattamente memorabili, ma fondamentali per la sua crescita, “Radiazioni BX/distruzione uomo” e “Io sono un evaso“.

Il racconto di questi film, visti attraverso gli occhi impauriti, o attratti come un magnete dalle immagini e dalle storie di un bambino, diventa un’opera di ri-creazione delle storie che non solo permettono al lettore di entrare, quasi fisicamente, nelle vicende raccontate; ma di capire tutta la fascinazione del cinema in particolare, e del raccontare storie in generale. Una lezione di scrittura creativa affidata unicamente alla forza evocativa del racconto, affettuosamente filtrata dalle sensazioni vive della memoria, senza una parola di troppo. Impossibile interrompere la lettura.

E così, rubando la trama da storie altrui Auster rende un evento comune (guardare un film) un evento raccontabile, promuovendo la trama del film a racconto al quadrato, e fa di un libro quello che deve essere: un oggetto animato che ti parla. E tu stai lì ad ascoltarlo senza interromperlo, sperando che non finisca. Fa del lettore quello che da sempre il lettore deve essere: un bambino che ascolta le favole.

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  1. 8 luglio 2014 alle 09:04

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