Archivio

Archive for the ‘biblioteche’ Category

Un paese senza memoria è un paese senza futuro

Assemblea aperta contro il declino delle biblioteche

30 novembre 2011 a Roma

ore 15,30 – 18,30

Aula Magna della Biblioteca Nazionale di Roma

UN PAESE SENZA MEMORIA È UN PAESE SENZA FUTURO
Continua a leggere su Nazione Indiana…
Categorie:biblioteche

Sprangata

11 ottobre 2011 1 commento

"Chiamate la polizia per proteggere la biblioteca da chi vuole bruciare i libri, non da chi vuole difenderla" (Marino Sinibaldi)

Di ritorno dalla triste, ma anche appassionata manifestazione tenuta davanti gli ingressi della Biblioteca nazionale centrale di Roma, chiusa e presidiata da un reparto della Squadra Mobile in assetto antisommossa, pensavo che in fondo noi bibliotecari siamo stati messi nella stessa condizione di quei poliziotti.
Le biblioteche chiudono per mancanza di fondi e di personale. E a noi bibliotecari non rimane che fare la guardia alle parole, ai libri, ai pensieri, alle immagini che teniamo sigillati dietro porte sprangate.

La biblioteca sprangata anche metaforicamente. Con i manganelli e i caschi e gli occhiali da sole incattiviti dall'attesa. Non ci sarebbe stato da menare le mani, questo era evidente, malgrado la presenza di qualche facinoroso/-a che, con la sua divisa d'ordinanza (felpa, cappuccio pantaloni militari larghi, slogan provocatori e inutili) faceva da triste contraltare alle divise blu dei celerini. Nessuno avrebbe potuto nemmeno per sbaglio alzare le mani su Christian Raimo, Emanuele Trevi,Giovanni Solimine, Andrea Marchitelli, Marino Sinibaldi, Nicola Lagioia, Stefano Catucci… I poliziotti stavano lì, annoiati a chiedersi perché.
Già. Perché.

La manifestazione (Carta batte forbice), organizzata dal gruppo dei TQ (scrittori trenta-quarantenni), dai bibliotecari e dagli occupanti del Teatro Valle, si sarebbe dovuta tenere all'interno della Biblioteca Nazionale e pare che il suo direttore, Avallone, aveva dato un assenso di massima, ma non formale. Buon senso avrebbe voluto che l'assenso di massima si trasformasse in assenso e basta. Ma, pare, al Ministero dei Beni culturali non l'hanno presa bene, e guidati dalla consueta paranoia anche un po' tafazzesca che caratterizza di recente ogni mossa del governo e dei suoi annessi, hanno intimato al solerte dirigente di inventarsi la balla dei tornelli guasti, e di cacciare gli sbalorditi utenti della biblioteca dopo averli identificati (!).

La biblioteca è stata quindi sprangata, umiliata, offesa, metaforicamente e non. Non era possibile accettare che un gruppo di cittadini un po' arrabbiati per come vanno le cose oggi in Italia nel campo culturale si desse convegno in un luogo simbolo della crisi, vittima di tagli selvaggi che ne stanno minando la sua stessa funzione.
E le altre biblioteche? Non se la passano meglio. All'università il personale che va in pensione non viene mai sostituito, ed è stato tagliato drasticamente il numero delle borse di collaborazione degli studenti, con il doppio brillante risultato di togliere una risorsa importante, per quanto esigua, per i ragazzi, e di impedire che le strutture possano restare aperte, non dirò fino alle dieci di sera o a mezzanotte, ma fino alle sei del pomeriggio, o il sabato mattino. E i libri, e le parole, e i pensieri restano al sicuro, dentro gli armadi, senza che nessuno possa impadronirsene, nel silenzio minaccioso che precede la scomparsa di qualcosa, piano piano.

Le biblioteche e la legge sul prezzo dei libri

Il primo agosto il Presidente dell'Associazione Italiana Biblioteche (AIB), Stefano Parise, ha scritto al Presidente della  Repubblica la seguente lettera (da qui)

al Presidente della Repubblica
ai Presidenti di Camera e Senato
ai Presidenti delle Commissioni cultura di Camera e Senato
e p.c. all’On. Levi

Signor Presidente,
desidero sottoporre alla Sua attenzione le conseguenze che la recente approvazione da parte del Senato della Repubblica del ddl Levi n. 2281-B, riguardante la nuova disciplina del prezzo dei libri, avrà sulle biblioteche italiane.

Il provvedimento dispone che la vendita di libri in favore di biblioteche, archivi, musei pubblici, istituzioni scolastiche e università (art. 2 c. 4 lett. b) possa essere effettuata con sconti fino ad una percentuale massima del 20 per cento sul prezzo di vendita fissato dall’editore. Questa previsione, che nelle intenzioni del legislatore deroga in senso positivo al tetto di sconto massimo fissato dalla norma (15 per cento), in realtà produrrà l’effetto opposto, compromettendo la possibilità di documentare adeguatamente nelle collezioni bibliotecarie la produzione editoriale corrente.
Le biblioteche, infatti, hanno goduto sino a questo momento di percentuali di sconto più elevate grazie alle politiche di vendita effettuate a loro favore direttamente dagli editori o dagli intermediari specializzati che competono sul mercato degli appalti pubblici di fornitura.
Questa situazione, determinata da dinamiche di libera competizione commerciale, ha compensato, almeno parzialmente, la significativa riduzione di risorse economiche disposta dagli enti titolari (lo Stato, gli Enti Locali e le Università in primis) a seguito degli interventi di contenimento della spesa pubblica emanati dal Governo; interventi che negli ultimi 5 anni hanno quasi dimezzato del peso delle biblioteche come acquirenti sul mercato editoriale, passato dal 5% del fatturato complessivo nel 2005 a circa il 3% nel 2010.

Da settembre, con l’entrata in vigore del DDL Levi, sarà come se sulle biblioteche d’Italia si abbattesse un’altra manovra finanziaria, che penalizzerà la possibilità di offrire servizi di accesso all’informazione e alla conoscenza di livello adeguato alle esigenze dei cittadini e toglierà strumenti di lavoro alla ricerca scientifica.
La nostra Associazione non è mai stata pregiudizialmente contraria all’esigenza di una regolamentazione che tutelasse le librerie indipendenti, un anello fondamentale nella filiera del libro e della lettura. Abbiamo tuttavia sottolineato l’esigenza di contemperare le specifiche esigenze dei diversi attori dell’intera filiera del libro, che non sono totalmente coincidenti.
La previsione di eccezioni per scuole e biblioteche, modellata su analoghi provvedimenti in vigore in alcuni Paesi comunitari, avrebbe dovuto tenere conto della carenza di politiche di sostegno, anche economico, da parte delle Istituzioni alle nostre biblioteche. Solo per fare un esempio relativo a due grandi aree metropolitane, l’indice di investimento pro-capite per il potenziamento delle dotazioni librarie nel 2008 era pari a 1,30 euro a Torino e 3,40 euro a Lione (dati IFLA – International Federation of Library Associations).

Per queste ragioni abbiamo sostenuto, inascoltati, la necessità di prevedere una piena esenzione per le biblioteche, che pur rientrando nella categoria dei “consumatori finali” rappresentano in realtà una categoria di mediatori della conoscenza e della cultura che agisce per rafforzare l’attitudine alla lettura e allo studio della popolazione e per favorire l’accesso ai prodotti editoriali; non, dunque, pericolosi concorrenti delle librerie ma preziosi alleati nella faticosa impresa di innalzare i livelli culturali della nazione e di aumentare la familiarità degli italiani con libri e lettura.

Le biblioteche offrono in forma gratuita un servizio pubblico di accesso alla cultura, alla conoscenza e all’informazione a tutti i cittadini, senza discriminazioni; forniscono un supporto a studenti, ricercatori e a quanti lavorano per creare le condizioni per una ripresa di competitività del Paese; conservano, valorizzano e trasmettono alle generazioni future attraverso le loro raccolte la memoria della nostra produzione culturale, che è il fondamento dell’identità nazionale. Temo che assolvere queste finalità a partire dal primo settembre sarà ancora più difficile.

Signor Presidente, se le biblioteche sono un bene comune come è possibile che una legge dello Stato non ne tenga conto?

Stefano Parise
Presidente AIB – Associazione Italiana Biblioteche

Il futuro delle biblioteche

1 marzo 2011 4 commenti

(secondo Boogie, ovvero secondo Mordecai Richler, ovvero Barney Panofsky)

"L'umanità, con tutta evidenza imperfetta, non ha ancora concluso il ciclo evolutivo. In un prossimo futuro, magari solo per comodità, i genitali dei due sessi saranno al posto oggi occupato dalla testa, e le bevute sempre meno necessarie, le faremo sotto la cintura. Il che consentirà a giovani e meno giovani di incastrarsi a dovere senza preliminari romantici e senza quel defaticante armeggiare con cerniere lampo e bottoni. In altre parole, gli umani saranno in grado di stabilire quello che Forster chiamava “un semplice contatto” aspettando che scatti il verde al semaforo, in coda al supermercato, sulla panca di una sinagoga o di una chiesa. Tanto il brutale fottere quanto il più delicato “fare l’amore” lasceranno il posto alla “capocciata”, e a frasi tipo “Oggi passeggiando per la Fifth Avenue ho incrociato una bona pazzesca, e le ho dato una bella capocciata”.
L’aspetto sorprendente di questa evoluzione culturale è che i luoghi proibiti dove si daranno convegno i peccatori (sbottonandosi la patta o calandosi le mutande per fare due chiacchiere come si deve) non saranno più i bordelli, o casini che dir si voglia, ma le biblioteche, sotto minaccia di chiusura ad opera della Buoncostume letteraria. E la nuova malattia sociale sarà l’intelligenza".

(Mordecai Richler, La versione di Barney. Traduzione di M.Codignola. Adelphi, 2000, p. 221)

Colleghe?

"Perché le prostitute che smettono poi diventano tutte perbenino?  E' come se le ambizioni da bibliotecarie che hanno represso per tanto tempo tracimassero tutte insieme."

(David Foster Wallace, Infinite Jest, p. 369)

La biblioteca secondo Keith Richards

(Sì, proprio lui)

“When you are growing up there are two institutional places that affect you most powerfully: the church, which belongs to God, and the public library, which belongs to you. The public library is a great equaliser.”

(da qui)

Categorie:-, biblioteche Tag:

Vorrei un libro. Ripassi domattina

Non provate a chiedere un libro nel pomeriggio. Dove? Alla Biblioteca nazionale di Roma, capitale d’Italia.
Questo il comunicato:

A seguito della conclusione del progetto che ha visto impegnati i volontari del servizio civile per assicurare l’erogazione dei servizi all’utenza, la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma si trova nella condizione di non poter ulteriormente garantire il livello quantitativo di prestazioni finora erogate. Il continuo decremento delle risorse umane, di un organico già sottodimensionato all’origine, ulteriormente aggravato dalle cessazioni dal servizio a vario titolo, costringe l’Istituto a prendere delle dolorose, ma ineludibili decisioni in merito alla funzionalità dell’Istituto stesso.

A partire dal 7/01/2009 pertanto il servizio di distribuzione pomeridiano viene sospeso fino a data da destinarsi. Per attenuare, sia pure parzialmente, il conseguente disagio per l’utenza, con l’ennesimo sforzo organizzativo, il servizio di distribuzione antimeridiano viene ampliato fino alle 14,30 dal lunedì al venerdì; il sabato si effettuano due turni di distribuzione, alle ore 9,30 e alle ore 11,30

Categorie:-, biblioteche Tag:,

Non dite che non ve l’avevo detto….

3 novembre 2006 2 commenti

Qui la minaccia: http://blogsenzaqualita.splinder.com/post/4354915 (22 marzo 2005)
Qui la sentenza: http://tinyurl.com/smgth (26 ottobre 2006)

(si parla di pagare per prendere libri in prestito nella propria biblioteca. Cosa significa? Che l’Italia deve pagare una multa e mettersi in regola)

Bibliotecari

15 ottobre 2006 1 commento

Io, forse c’è qualcuno che non lo sa, sarei un bibliotecario. Non proprio un bibliotecario come ve lo immaginate voi (la versione maschile – cioè una rarità assoluta – dell’immagine a corredo di questo post).
Ma questa è un’altra storia. E’ che io, come molti (sempre di meno, per la verità) sono un bibliotecario per caso. Non volevo fare questo nella vita. Mi ci sono trovato ed eccomi qua.
Per questo ho sempre preso un po’  le distanze dai bibliotecari-bibliotecari. Non per un senso di superiorità. Puro accertamento di una diversità.
La cosa singolare è che io apprezzo molto i bibliotecari. Proprio come persone. E’ assai raro che un bibliotecario non sia una brava persona. Una bella persona.
Per prima cosa dovete sapere che i bibliotecari sono dei proletari. I nostri stipendi sono fra i più miserabili che si possano immaginare a parità di livello, studi necessari a svolgere le diverse mansioni, possibilità di avanzamenti di carriera eccetera eccetera. Per dire: un professore di scuola media guadagna molto di più. Fatica anche di più, credo. Anzi, ne sono sicuro perché lo sono stato anche io prima, appnto, di diventare quello che sono. Era una fatica burunda. Come che sia. I primi tempi non riuscivo neppure a dire la parola bibliotecario senza incepparmi nella allitterazione di ‘b’ che complicano terribilmente questa parola. Io non balbetto mai. Mai balbettato in vita mia. Balbetto solamente (ancora oggi di tanto in tanto) la parola ‘bibliotecario’.


La nostra vocazione è di amare la gente. Ovviamente troverete ovunque bibliotecari scontrosi, scortesi, abulici, ignoranti, sedentari, nullafacenti. Ma ritengo che se ne trovino, di tutti costoro, un po’ dappertutto.
I bibliotecari oggi hanno una grande considerazione di sé. E, per inciso, penso che facciano bene.
I bibliotecari si autodefiniscono in vari modi: information specialists è l’espressione che va più di moda. Ma non è del tutto corretta. Knowledge manager la prefersico. Il nostro compito è di "trasferire conoscenza". Trasferire conoscenza è una cosa molto bella, ne converrete, specialmente se mettete in rapporto questo concetto con i soldi che percepiamo per metterlo in pratica.  Direte: ma  sono cose che non hanno prezzo. Volete mettere la soddisfazione.
Non mi fate dire ovvietà (tipo: provateci voi a pagare il formaggio al supermercato, o la rata del mutuo, o della macchina con la soddisfazione. Ma non voglio lamentarmi di questo. E’ ovvio che c’è gente che guadagna meno; o che non guadagna affatto: ma questi ultimi, in particolare, non lavorano! Cioè il loro è un altro ordine di problemi, quindi non fatemi comparare cavoli e merende).

Ribadisco il concetto: per come siamo pagati, per la considerazione che le strutture dove lavoriamo in genere hanno di noi; per quello che la società nel suo complesso può pensare di questa bizzarra attività (che chiunque in fin dei conti può svolgere, nevvero?) la nostra vocazione a fare felice la gente è davvero encomiabile, ritengo. Lo dico non tanto per me. Che bibliotecario non mi sento neanche, e che in fin dei conti non lo sono neppure (ricordate no? information specialist: e mi raccomando, non sbagliate).

Il fatto è che ci viene richiesta sempre una maggiore specializzazione; conoscenze approfondite di tecniche e sistemi di gestione dei documenti; una rapida assuefazione ai cambiamenti tecnologici e una duttilità intellettuale non indifferente (un bibliotecario oggi raramente è competente in una sola materia, come secoli fa: il bibliotecario è un decatleta: avete presente il decathlon no? una fatica immonda e soddisfazioni zero. Soldi: mai visti, il proprio nome su un giornale giusto in occasione delle Olimpiadi. Ecco, il bibliotecario è un decatleta). In più deve saper trattare con la gente, essere sempre disponibile, possibilmente sorridente con tutti.
Sempre per quei quattro euri che ci passano le nostre amministrazioni quasi sempre pubbliche.

Quello che volevo dire è che ho trascorso due giorni e mezzo circondato da oltre 120 bibliotecari provenienti da ogni parte del mondo. Bibliotecari di un certo tipo: la maggior parte nelle loro sedi ricopre ruoli di vertice, come responsabili di acquisti di risorse elettroniche, un ramo molto particolare e spesso di difficile comprensione (che è ciò di cui mi occupo io stesso).
Ma pur sempre bibliotecari. Dalla Russia, dagli Stati Uniti, dalla Lettonia, dalla Norvegia (un sacco), Svezia, Belgio, Spagna, Grecia, Canada, Inghilterra.

Osservandoli vedevo in loro la stessa grigia compostezza di persone colte e modeste, dedite non alla loro privata consumazione del sapere, ma alla sua trasmissione, che caratterizza i biliotecari che conosco.
Ognuno di loro, a vari livelli nelle loro società molto diverse le une dalle altre, occupano un posto nella scala sociale che consente spesso la pura sopravvivenza. Specie quelli provenienti dalle società più competititve, come gli Stati Uniti. Cosa deve poter valere un biblitoecario del Michigan? O di Los Angeles? Un dipendente pubblico americano vale più o meno come Z la formica, come la pulce d’acqua, una nullità smidollata che non approfitta delle occasioni che la dura, spietata, ma affascinante società capitalistica  americana mette loro a disposizione.
Le loro facce belle. Modeste, le loro teste piene di ideali, di sogni, di idee sovversive (combattere i grandi monopoli delle multinazionali dell’editoria). L’intelligenza, o almeno lo sforzo.

Beh. Io li guardavo e pensavo che mi sarebbe piaciuto essere ciascuno di loro. Che volentieri avrei scambiato la mia vita con la loro (almeno per un po’). Essere loro, uomini o donne che fossero, più ricchi o più poveri, russi o americani, belli o brutti. Mi sarebbe paiciuto alzarmi dal mio posto, sceglierne uno a caso ed essere lui, sposare il suo punto di vista, la sua passione, la sua competenza, la sua dedizione quasi disinteressata, la sua semplicità, la sua cravatta da impiegato, le sue camicie a quadretti, le sue perle finte, i suoi ricordi pieni di neve e di buio, il suo barbecue, il rapporto privilegiato con il suo barista, i suoi figli, onesti e svegli, i suoi libri, le sue letture, i suoi sogni, i suoi manoscritti. Le sue bevute di birra, le sue canzoni popolari, i balli, il suo iPod, il suo pessimo inglese, il suo ottimo inglese.

Anche io ero uno di loro, per loro?

Categorie:biblioteche, discorsi

Il catalogo del mondo

29 agosto 2006 2 commenti


Ovvero: Worldcat ("1.3 billion items in 18,000 libraries worldwide")
Divertitevi. E’ gratis (non so fino a quando)
Dove?
Qui