Miti

A RadioTre, tutti i giorni alle 18,00 vanno in onda le repliche di un mini-corso di scrittura creativa, per così dire, di Giuseppe Pontiggia.

Nella puntata di ieri il compianto scrittore ha molto polemizzato, con il suo consueto nordico garbo, con coloro che, considerandoli "merce", "prodotti" paragonano i libri alle "saponette".
Un confronto, questo, che al Pontiggia proprio non andava giù. Ha impiegato circa tre o quattro minuti (in radio una enormità) per individuare tutte le differenze sostanziali che intercorrono fra una saponetta e un libro. Per quanti sforzi si possano fare, sembrava essere la tesi dello scrittore, la saponetta e un libro sono decisamente due cose  diverse: una serve a a lavarsi, a "dilatare i pori della pelle" (è – era – pur sempre uno scrittore, il Pontiggia), l’altro nutre lo spirito. Come diamine si fa a trovarvi delle somiglianze?
Effettivamente provateci voi a lavarvi con un libro e ad addormentarvi leggendo una saponetta Camay.

Non pago della sua acribia ermeneutica, ha calato alla fine il suo asso, spendendo altrettanti minuti a spiegare come e perché, oltretutto, la "saponetta" non è affatto quell’oggetto privo di valore per il quale la spacciano che coloro che la paragonano al libro.
La saponetta può essere un oggetto prezioso, non facile da ideare. Una piccola opera d’arte… Lui conosceva un tale, a Milano, che iniziando da umili origini, ha fatto una fortuna diventando un vero e proprio magnate della saponetta (in ossequio al vecchio detto…). Aveva una sola cosa in testa: le saponette. Ne ha progettate e prodotte non so quante, tutte diverse, dalle profumazioni più esotiche e invitanti.

Dunque basta con queste imprecisioni oltretutto poco documentate. Se qualcuno d’ora in poi vorrà paragonare il libro ad una saponetta si astenga, o sappia quello che sta dicendo!

Poco dopo Pontiggia se l’è presa anche con quegli scrittori che quando vengono intervistati nei salotti televisivi commettono l’impudenza di voler far passare l’idea che scrivere sia un atto di semi-incoscienza creativa (mentre chiunque sa che questo è falso). Ma perché lo fanno? Per com-piacere i loro lettori forti.
E chi sono i lettori-forti in Italia (e forse dovunque)? Le donne.
Lui, Pontiggia, ha sostenuto di averne visti a decine, a centinaia, di questi scrittori che frequentano i talk show con quell’aria un po’ maudit, stillante sofferenza creativa da ogni poro (adeguatamente dilatato poco prima, in camerino) per far colpo sulle donne (lettori-forti, o deboli? si è chiesto, sornione, il Nostro).
Chiamali fessi.

  1. 19 giugno 2008 alle 16:28

    Atto di semi-incoscienza creativa? E fa bene Pontiggia a prendersela con quelli! ma quale semi-inconscienza! scrivere è sangue, sudore e lacrime e tanto, tanto duro lavoro… altro che storielle da quattro soldi. e sì che ci deve essere il talento, ma la disciplina è fon-da-men-ta-le. e lo dice una che, per motivi di ogni tipo, questa disciplina non riesce a imporsela!

  2. bsq
    19 giugno 2008 alle 17:48

    Ma certo che è così!
    (ma dove sono questi stuoli di scrittori che riempiono le trasmissioni televisive a dare questa impressione per.. conquistare il pubblico femminile?!?!) A me ne verrà in mente sì e no uno.
    A demain….
    E

  3. 19 giugno 2008 alle 19:05

    beh, ora che l’hai detto confesso di averci pensato anche io. ma dove sono? (da una parte menomale che non ci sono…)
    a demain, per il tanto sospirato simposio… 😀

  4. 25 giugno 2008 alle 08:55

    chissà cosa avrebbe detto il buon Pontiggia vedendo quello che è capitato a me di vedere ieri: il volantino di un ipermercato che pubblicizzava la vendita di libri a peso (a peso…).

  5. 29 giugno 2008 alle 19:12

    magari ci fossero trasmissioni televisive con stuoli di scrittori…o anche senza di loro, ma che parlano di loro! mi viene in mente solo la trasmissione di Fazio il quale ogni tanto ne ospitava uno….

  6. bsq
    30 giugno 2008 alle 08:22

    Sì Paola, anche io la penso così. Ci aggiungerei Le invasioni barbariche e… boh.
    Ciao
    ezio

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